Questione di nodi, questione di pettini

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E’ noto che abbiamo un grave problema economico e siamo in una grave recessione.

Purtroppo, chiunque voglia provare a governare, dovrebbe anche sapere che i vincoli sul pareggio di bilancio, Mes e Fiscal Compact (che, ricordiamolo, sono stati votati unanimemente da PD-PDL-Monti l’estate scorsa), imporranno politiche di ulteriore rigore, stretta fiscale, tagli, tasse, deflazioni salariali.
In altre parole, per rispettare quei vincoli firmati con tanto entusiasmo, sarà necessario attuare ulteriori politiche RECESSIVE in un periodo di grave contrazione economica. Ragazzi, non so se ve ne rendete conto, ma è come se voi abbassaste la temperatura dei caloriferi in risposta a un calo delle temperature invernali, oppure alzaste il volume del vostro ipod quando il suono si fa più alto.
Un economista vi direbbe che attuate politiche pro-cicliche, il vostro tecnico delle caldaie vi direbbe invece che state chiudendo un feedback in retroazione positiva. In entrambi i casi, invece di stabilizzare il sistema, ne create uno esplosivo.

La cosa ancora più buffa è che queste politiche non sono una scelta ma, come si diceva all’inizio, sono obbligate!! Dal momento in cui abbiamo demandato la nostra politica fiscale e monetaria a organi sovranazionali, non abbiamo più alcun margine di manovra in senso opposto. Per tornare a metafore della vita reale, possiamo spingerci a dire che siamo su una barca con la vela e il timone inchiodati.

E allora: se chi si accinge a governare vuole davvero evitare la catastrofe deve avere la forza di ridiscutere le clausole economiche a livello europeo, oppure deve avere il coraggio di riprendere le sovranità cedute. Diversamente, capite bene che non ci sono molte prospettive (a meno di un’espansione economica mondiale che traini le nostre esportazioni, atterrino gli Ufo, o altro tipo di fantascienza).

A febbraio, gli elettori avevano dato un chiaro mandato di cambiamento rispetto al folle biennio di guida Monti-PD-PDL-Napolitano. Qual è stata la risposta? Dopo tanto dibattere, li abbiamo visti riproporre lo stesso schema Napolitano-PD-PDL-Monti e brindare contenti. Traete voi le vostre conclusioni.

PS: Su PD e PDL omettiamo commenti perché è come sparare sulla croce rossa. Per quanto riguarda i Pentastelle, valgono sempre le stesse considerazioni: il movimento deve evolversi e non può farlo finché la sua base non cresce, non matura dandosi regole più chiare, non comincia a dotarsi di strumenti che non siano la ridicola piattaforma informatica vista alle #quirinarie e, soprattutto fino a quando i vertici non faranno un passo indietro permettendo al movimento stesso di diventare realmente adulto.
Certo, sappiamo tutti che i maggiori responsabili dell’attuale situazione sono PD-PDL-Monti, ma insistiamo nel rimarcare i problemi dei Pentastelle in quanto vogliono proporsi come forza di rinnovamento.
Attenzione: se non si rimarcano questi concetti, è alto il rischio che il Pentastelle risulti una trappola per incanalare il malcontento per poi sterilizzarlo (si veda la proposta per l’eventuale referendum-Euro, tanto sbandierato ma tecnicamente non-proponibile a detta di insigni giuristi)

7 pensieri su “Questione di nodi, questione di pettini

  1. Non esiste alcuna alternativa oggi al M5S.

    Altrimenti si fa come me che non voto da dodici anni (tranne che per il referendum).

    Nient’altro.

  2. Eh, ma infatti son tanti i nodi che arrivano al pettine, e anche da più direzioni.
    Noi, qui, cerchiamo solo di provare ad avvicinare una lente di ingrandimento e far pensare.

  3. Purtroppo c’è poco da pensare, non dopo ciò che è stato visto in questi giorni. Pensare molto ad una palude non la trasforma in giardino. Se si vuole ancora dare fiducia alla politica, oggi non c’è alternativa al M5S, oppure a qualche movimento che però presenti gente non riciclata. Forse saranno peggio degli altri, ma almeno si possono provare. Della classe politica attuale invece non si salva niente, ma proprio niente, lo spettacolo di questi mesi penso avrà fugato ogni dubbio. Lo spero almeno. Lo spero tanto.

  4. Riprendo dalle tue ultime parole: la speranza. Riagganciandomi alla tua considerazione sui 5 Stelle la speranza è quella che la numerosissima base che si sta coagulando attorno al movimento, faccia pressione dall’interno per chiarire i tanti dubbi che potrebbero vanificare e sviare su un binario morto l’energia delle migliaia di attivisti. Attivisti che, armati di tanta buona volontà (e buona fede), stanno davvero provando ad adoperarsi per un cambiamento impegnando tempo, risorse, passione.
    Poi ok, posso capire che alcune speranze magari restino invece illusioni, però, come si dice, mettiamo nel piatto i nostri famosi 2 cents (anche perchè è probabile che non rimarrà molto altro)

  5. Io purtroppo penso la cosa contraria: se gli attivisti tolgono il bastone del comando a Grillo e Casaleggio l’M5S si dissolve. Ne sono sicuro. Il motivo è semplice: non mancano in Italia persone motivate, in gamba, oneste, attivisti, quelli ci sono sempre stati, quello che manca sono i Grillo e i Casaleggio, buoni o cattivi che siano. Se la parola passa al Movimento, senza una ferrea linea comune, una guida unica, anche spietata, il movimento scompare. Ripeto, l’Italia è sempre stata piena di persone di ottime intenzioni, di martiri addirittura, ma non sono loro che possono governare un movimento, purtroppo sono necessari anche gli strateghi e i comici per dare visibilità e anche un po’ di unità. Ho visto molte iniziative sincere sparire nel nulla, spero che non sparisca anche questa.

  6. D’accordo, però la Democrazia è innanzi tutto un metodo prima di essere un contenuto…

    (e ti dirò di più, se il 5S avesse fatto quello che doveva già un paio di anni fa a quest’ora sarebbe al governo con una maggioranza bulgara)

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