A quando la sorveglianza di massa ?

Personalmente non vorrei essere sempre pessimista, però sono quantomeno un po’ preoccupato rispetto alle ultime norme di cui si parla in questi giorni , da cui riemergono le consuete polemiche sul controllo del mondo digitale (e quindi, in ultima analisi, anche di quello reale).

Che dire? Niente, perché anche di questo qui abbiamo sempre detto e sempre ci siamo sentiti rispondere che eravamo pessimisti, musoni, complottari.

Eh va beh, pazienza. Pensate come vi pare, in ogni caso restano mille dubbi e poche certezze.

Altri spunti recenti per estendere la riflessione qui, o anche qui

8 pensieri su “A quando la sorveglianza di massa ?

  1. L’articolo per quello che ne so fa confusione sul lato tecnico. Il “deep packet ispection” serve per esaminare il traffico di rete per determinare la natura dei pacchetti di dati.

    Facciamo il caso di un software che serve per scambiare file tra il computer di X e Y tramite il protocollo K, magari previa codifica del contenuto. Tramite l’ispezione dei pacchetti non si legge direttamente in contenuto ma si isola il protocollo K in mezzo al traffico di rete e si può decidere di farlo passare da un punto intermedio W che può agire da “man in the middle” e fare credere alle due estremità di essere l’altra, in modo da ricevere le chiavi per leggere il contenuto codificato, oppure si può decidere di bloccare il traffico del protocollo K e cosi facendo si impedisce a X e Y di scambiarsi i file.

    La ispezione dei pacchetti serve a regolare il TIPO di traffico di rete che viene consentito o bloccato o intercettato, non agisce sui contenuti, è qualcosa che assomiglia come funzione ad un firewall che includa la capacità di filtrare in base al tipo, appunto, non solo in base a indirizzi, porte e protocolli generici (e noti).

    La legge apparentemente ha un fine del tutto diverso.
    Punta più semplicemente a rimuovere contenuti dal Web. Rimuovere i contenuti dal Web significa o rendere inaccessibile l’IP address del sito in questione oppure minacciare le persone fisiche che hanno i poteri di pubblicare e rimuovere quei contenuti. Nel primo caso si può agire sul server su cui i contenuti sono fisicamente memorizzati e questo significa che il server è in Italia o in un Paese che ottempera ad una richiesta italiana in questo senso, oppure significa che tutti i provider italiani interpongano un filtro a livello di DNS (che però si può aggirare in due o tre modi). Nel secondo caso, cioè minacciare le persone fisiche, si può fare solo se si tratta di cittadini italiani.

    Cito:
    “In Italia si sperimenta la notice and stay down e le piattaforme dovranno rimuovere i contenuti illeciti e impedirne la riproposizione”.
    La prima parte dipende dalla collaborazione di terzi (es. Google) e dalla minaccia ai singoli.
    La seconda parte è fisicamente impossibile. Ovvero, io posso essere minacciato ma se nel frattempo il contenuto è passato a Ayama Hotoshi in Giappone, questi può ripubblicarlo nei modi più svariati. In teoria si può pensare un software che fa cadere tutti i pacchetti verso l’Italia il cui contenuto passa in chiaro e che contiene parole chiave riferite ai contenuti “illeciti” ma se i pacchetti sono codificati direi “ciccia”.

    Faccio presente che la maggior parte delle tecnologie e dei servizi costruiti sopra queste tecnologie al giorno d’oggi si basano sul fatto che il traffico tra X e Y sia codificato, vedi lo spostamento da HTTP a HTTPS. Significa che, a meno che la codifica sia acqua fresca (cioè qui siamo a livello CIA o NSA, non di provider), nessuno può “leggere” cosa passa tra X e Y una volta stabilita la connessione. Si può solo vedere che X si collega a Y tramite i rispettivi indirizzi (cosa che si può aggirare interponendo un “nodo” tra i due) e si può eventualmente impedire la connessione con vari caveat.

    Infine, chiaramente una idea del genere ha come bersaglio la massa di utenti che non ha ne il dubbio ne le competenze, altrimenti esistono strumenti di “anonimato” che rendono difficile il “filtraggio”, concepiti apposta per i regimi dittatoriali. Infatti a conclusione direi che tutto si riassume nella idea che i provider passino al qualche “gendarme” statale il nome degli Italiani che pubblicano contenuti “illeciti”.

    • Inoltre, qui parliamo del PD.
      Mi è venuto in mente questo post sul mio blog di oltre 10 anni fa:
      http://eldalie.blogspot.it/2006/12/giro-di-vite-su-internet-il-ministro.html
      Come si vede l’idea di “filtrare” il Web, non importa come e perché, è storia vecchia.

      Fino ad ora si scontrava con un fatto fondamentale: Internet dipende dagli USA e negli USA, se esiste lo spionaggio di CIA e NSA, esiste anche il principio costituzionale per cui chiunque può esprimere qualsiasi idea, per dire andare in piazza ed inneggiare al Nazismo e allo sterminio degli Ebrei. Il concetto che si debba impedire l’espressione di chiunque su qualsiasi cosa è fondamentalmente illegale in quanto incostituzionale negli USA, ergo è praticamente impossibile imporre questa logica ad Internet. Bisogna ritagliare la rete nazionale separandola da Internet, cioè creare una sottorete, da cui fine della “network neutrality”. Significa che i cittadini della Nazione I non possono accedere ad Internet ma alla Rete I che consente un limitato scambio di dati con Internet attraverso dei filtri congegnati in qualche modo.

      Come si vede, è abbastanza improbabile ne nostro caso, sarebbe una apocalisse.

  2. @LorencoC
    Grazie per il tuo contributo.
    La parte tecnica dell’articolo lascia piuttosto perplesso anche me.

    Quello che invece mi aveva colpito maggiormente riguarda il fatto che eventuali limitazioni alla libertà personale dovrebbero essere stabilite solo da un’autorità giudiziaria, ma l’Agcom credo sia un’istituzione che esplichi solamente funzioni amministrative.
    E’ costituzionale una cosa del genere? Non dovrebbe venire bloccata dalla Corte Costituzionale?

    Colpiscono poi aspetti sulle eventuali implicazioni circa gli aspetti di censura: e su questo si potrebbe riaprire la questione emersa ultimamente sulle fake news, su cosa sia una notizia vera o una notizia falsa. Poi ci sono i pericoli derivanti da chi possa entrare in possesso di masse di informazioni sensibili mantenute per lunghi periodi (potenzialmente, per sempre).

    Siamo avviati a scenari che non lasciano per nulla tranquilli, anche in considerazione che nei prossimi anni la mole di dati non si limiterà alle telefonate o ai social (cosa di cui uno può fare a meno). Si aggiungeranno dati sanitari, biologici, amministrativi, comportamentali in maniera sempre più massiccia e sempre più pervasiva.

    Di giorno in giorno, di mese in mese, di provvedimento in provvedimento non vedo insomma una direzione molto confortante. C’è potenzialmente il rischio di scivolare nel mondo dipinto da George Orwell.

    • Quale sarebbe la novità?
      Forse non ci siamo capiti. Lo scopo delle iniziative che vengono reiterate di quando in quando da parte delle autorità nazionali che rispondono alle elite apolidi mondialiste è di imporre modelli di comportamento e di pensiero e contemporaneamente sopprimere il dissenso.

      Il problema non è che il Sistema Sanitario conservi cartelle cliniche e referti, il problema è che appena tu ti comporti in maniera diversa dallo “standard” o esprimi una idea diversa o, dio non voglia, contraria allo “standard”, vieni perseguito. Ergo, le iniziative hanno il solo e unico scopo di dare un nome e un cognome allo “evento” come la pubblicazione di un tale contenuto in modo da avere un bersaglio fisico, zittire la persona, farla sparire.

      Che tu non ti possa difendere prima di essere zittito, perché la repressione è automatica e/o eseguita da semplici funzionari anonimi che applicano circolari in maniera indifferente, è perfettamente normale, è quello che capita con le tasse, con le bollette, con le multe, eccetera. Prima ti prendi la mazzata sul coppino ed eventualmente hai la facoltà teorica di fare ricorso. Magari post mortem.

      Per esempio, sono tanti anni che si ripete la retorica della “lotta alla evasione fiscale”, nessuno dice che il fisco “lotta” bombardando i cittadini di contestazioni e sanzioni ingiuste che, quando vengono contrastate con un ricorso, nella maggior parte dei casi vedono il fisco soccombere. Ma la prassi continua perché si è deciso di dare la “licenza di uccidere” ad una “agenzia” e che l’ingiustizia e l’immoralità sono irrilevanti.

      Capita anche nel caso di grandi aziende che vessano i clienti con l’avvallo dello Stato, per esempio le telefoniche. Non solo queste aziende possono comportarsi come vogliono perché le rare sanzioni sono una frazione infinitesima dei loro utili ma in un eventuale contenzioso legale la disparità tra il singolo cittadino e grande azienda è tale che di fatto non c’è difesa.

    • Il PD c’entra per la semplice realtà che si compone del peggio che l’Italia abbia prodotto, il peggio che, conformemente alle tre categorie degli idioti assistiti, dei mai cresciuti e dei furbastri, è convinto o vende l’idea di essere il meglio che l’Italia abbia prodotto, da cui il Bene che emana per definizione dal PD e il Male che è qualsiasi cosa diversa dal PD. L’idea di reprimere, sopprimere le idee e le persone “fastidiose” è tanto più pressante, frenetica, tanto maggiore è la “labilità” delle idee e delle persone del PD, la banale coda di paglia del re nudo.

      Infatti praticamente l’intera Storia patria e tutta la rappresentazione della attualità che propone il PD è “fake”.

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