Dentifricio

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Mi trovo in un aeroporto per lavoro e, al solito noiosissimo e oramai ridicolo rituale del controllo bagagli, improvvisamente han fermato tutto. Hanno chiesto chi fosse il proprietario della borsa incriminata e, zelantissimi, hanno aperto per controllare ciò che già vedevano ai raggi X.

Attenzione: avevo scordato di non portare il tubetto del dentifricio in confezione normale…A quel punto, l’ho dovuto lasciare per poi ricomprarlo identico al duty free (pagandolo 3 volte tanto, s’intende). Ma allora cosa può succedere in una normalissima metropolitana?

E’ (anche) da questi piccoli particolari che si capisce come il sogno di uno spazio Europeo di civiltà e di “intelligenza” sia definitivamente tramontato (se mai fosse sorto). Credo ci aspetti un’area unica Europa-Nord America: quella del TTIP che i nostri politici-camerieri stanno discutendo a nostra insaputa e che probabilmente servirà a far arrivare sui nostri piatti bistecconi pompatissimi e olio d’oliva di sicurissima eccellenza (magari in pratici tubetti di olio-gel spremi e spalma).

Ora vado: il volo è in ritardo e mi aspetta la milionesima spiegazione della hostess su come comportarsi in caso di ammaraggio. Che faccio, nel caso nuoto?

8 pensieri su “Dentifricio

  1. Ma avevi un barile di dentifricio? Di solito sotto 100ml non fanno storie…

    In caso di ammaraggio metti il bellissimo giubotto giallo e fai un selfie con la hostess più gnocca, prima che la salsedine ti bruci i circuiti dello smartphone 🙂

    • HAHA!!! Avevo quello standard da 100, credo (e comunque mezzo usato, quindi…)

      Oh, però devo esser bravo a fare click su invia prima di fare glu glu… Se riesco, comunque, faccio anche uno scatto in volo senza paracadute (si, ma a ‘sto giro senza reflex) !!! 😀

  2. io, fossi in te, me ne andrei in profondità e spererei nella trasformazione, a carico dell’apparato respiratorio, in pesce. Una volta avvenuta, inizierei a chiedere informazioni su Atlantide (dicono che chi ne sa di più sono le ostriche ma, appunto, essendo chiuse come solo loro stesse sanno fare, è impresa ardua cavarne qualcosa. Tu prova, comunque, corrompile un pochetto, noi italiani siamo maestri di quest’arte, no? :))) nel frattempo chiedi a pesci, sirene, tritoni.) Ad Atlandide si vive bene, meglio che a Montecarlo e isole Cayman. In culo alla balena! (per stare in tema)
    : )

    • Ahah!!!! Ma questa è carinissima !!!! Mi piace e mi sono informato subito: sono qua con Poseidone, che é amico del figlio di mio cugino, e mi ha detto che non c’é bisogno di sforzarsi con le branchie. Mi manda Nemo con il Nautilus: al massimo c’é da aspettare perché arriva dal Mar dei Sargassi, ma ne vale la pena perché poi ti fa fare anche il giro dei Sette Mari. Io quasi quasi mi lancio anche se il pilota non opta per l’ammaraggio !!

      🙂

  3. Avevo già accennato, con la metafora dell’ultramercantile alla questione insensata della rimozione di barriere interne, di congegni sociali, geopolitici, economici di rigida separazione tra componenti che, in teoria dei sistemi ed ingegneria sono noti come dispositivi efficaci, INDISPENSABILI, alla gestione della complessità e dei rischi che essa comporta.

    Stamani – se avrò tempo scriverò una pagina – ho visto ancora una volta le orribili conseguenze di questo nefasto mischione panmixista, sì global.

    Se dovessi fare un’altra metafora, rimando alle infernali condizioni di vita delle comuni, una sorta di incubo reale, una potente distopia: presunti valori e una sorta di comunanza che divenne presto autoinflitta. Le comuni esplosero e la gente fuggì ferita, mortificata, traumatizzata.
    Cascare dalle altezze di idealismi campati per aria alla realtà è molto doloroso.
    Cosa succede ora? Quando avviene avviene in forme (lasche) di coresidenza elettiva.
    Le persone che si stimano hanno propri spazi, proprie aree, vivono a casa propria vicina a quelle di altri, come preferiscono, il vegano non deve subire i ragù dell’onnivoro, l”ordinato zen non subisce caos del casinaro etc,: proprie aree, propri mezzi, proprie regole e si condivide qualcosa, si coopera su qualcosa. Ogni tanto l’onnivoro va dal vegano, giocano una bella partita di scacchi, vanno a prender legna e poi ciascuno torna nella propria tana.
    Tensioni e conflitti ridotti del 95%: funziona!

    Lo spirito europeo e persino italiano deve tornare a rapporti paritari, liberi, anche minimi tra comunità coese.
    Le HOCa, HOmogeneous Cultural Area sono piccole, con un sentire identitario, un buon sistema immunitario e possono cooperare liberamente.

    Se consideriamo il qui e ora, ogni passo nel senso di una ulteriore omologazione, globalizzazione è un passo di folle ingegneria sociale, politica che aggrava lo stato del paziente.
    Abbiamo una crescita di mele marce e la soluzione è quella di mischiarle in cassoni ancora più grandi: le cassette non vanno, vai con cassoni enormi, prima da un quintale, poi da cinque quintali.
    Nessuna persona sensata farebbe mai una roba del genere.
    Eppure questa credenza nichilista, vessatoria è ciò che anima gli svampimenti religiosi e neoreligiosi
    Prima questo orribile miscuglione di robe incompatibili, potenzialmente mutualmente esplosive crolla, esplode liberando l’energia e le tensioni delle quali è sustrato, meno gravi e irreversibili saranno le conseguenze del collasso.

    • Si, fondamentalmente concordo. E’ stato venduto un modello di condivisione che ha tenuto conto solamente di certi interessi, passando sopra le vite di milioni di persone.

      Non può esserci armonizzazione se non vengono, al tempo stesso, salvaguardate e valorizzate le specificità, le differenze, le culture. Meraviglia il fatto che gli europei, per l’ennesima volta, non siano stati in grado di costruire un modello vincente di coesistenza. Siamo, anzi, in completa balia di un mondo e di una globalizzazione che ci vedono tra i più incapaci ad affrontare la situazione.

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