A quando la sorveglianza di massa ?

Personalmente non vorrei essere sempre pessimista, però sono quantomeno un po’ preoccupato rispetto alle ultime norme di cui si parla in questi giorni , da cui riemergono le consuete polemiche sul controllo del mondo digitale (e quindi, in ultima analisi, anche di quello reale).

Che dire? Niente, perché anche di questo qui abbiamo sempre detto e sempre ci siamo sentiti rispondere che eravamo pessimisti, musoni, complottari.

Eh va beh, pazienza. Pensate come vi pare, in ogni caso restano mille dubbi e poche certezze.

Altri spunti recenti per estendere la riflessione qui, o anche qui

4 anni per essere superiori

Dunque, pare abbiano avviato la sperimentazione della scuola superiore in 4 anni.

Continuano le riforme strutturali che, come ripetiamo ormai da tempo, consistono nel de-strutturare questo Paese piuttosto che farlo avanzare.

Cosa ne dobbiamo trarre? In un mondo molto più complesso, competitivo e sfidante, occorre studiare di meno. Ti bastano 4 anni di superiori per ottenere quel diploma che purtroppo era già squalificato rispetto a quelli di una volta.

Oggi come oggi raccontano che poi alle elementari e medie i programmi siano necessariamente ridotti, perché tante sono le situazioni di bambini e ragazzi che purtroppo devono apprendere l’italiano da zero.

Ma non importa, pensiamo al lato positivo: si può entrare un anno prima nel mondo del lavoro per poi uscirne in avanzata età ottuagenaria, visto il trend. O forse no: un anno di più per le vacanze sabbatiche o magari il sussidio di cittadinanza.

Tra l’altro l’obbligo scolastico termina in seconda superiore, non si capisce questa esigenza di livellare tutto verso il basso. Nessuno ha detto che si debba completare il quinquennio, esistono anche scuole e corsi diversi a seconda delle proprie esigenze.

Dai, ditemi che non è vero. Qualcuno faccia fallire questa sperimentazione o la cambi: se è davvero possibile apprendere in quattro anni ciò che prima si sudava in cinque, che almeno si utilizzi l’anno in più per studiare altro. Non gettiamo alle ortiche il tempo dedicato all’apprendimento.

Senato e Referendum

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Riformulando: Volete voi farvi prendere in giro?

Ma si dai: è una delle battute che stanno già circolando in rete, però tu ‘na spiegazione razionale non ce la dai?

No, non ve la do perchè onestamente non ho ancora sentito una giustificazione semplice, limpida, cristallina, pienamente convincente per il si. Anzi, non solo voterò NO, ma auspicherei una riforma in direzione diametralmente opposta che garantisse un rapporto pressoché diretto tra chi viene eletto al Senato e l’elettore. Detto in altri termini: NOI votiamo, NOI scegliamo. Serve altro?

Secondo me, no. Il ritornello è sempre lo stesso: vi devono smantellare i diritti civili, la sovranità, la democrazia, per accaparrarsi quel minimo di benessere che era stato creato e che non può esservi tolto se non sottraendovi potere. Insomma, sempre lo stesso discorso.

Vi ricordate qualche anno fa quando il fulcro del ragionamento era imperniato sul fatto che bisognasse eliminare il Senato per abbattere “i costi della politica”? La Casta, la Cricca ??? Su questo andammo a fare due rapidi conti della serva, sverniciando piuttosto in fretta il luogo comune.

Oggi sento invece “ragionamenti” ben più tragici. Stile: siamo impantanati, facciamo qualcosa per smuovere e ripartire. Che è come dire: ho l’unghia incarnita quindi mi amputo un piede: l’importante è dare una scossa alla situazione. Not in my name, per carità.

Risparmiare

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Avete fatto caso che oggi è praticamente impossibile risparmiare?

Prima ce l’hanno menata che bisognava spostare i soldi in borsa per favorire il mondo delle imprese. Basta con gli interessi bancari: meglio agevolare la produzione. Eh, certo, eravamo un Paese di trogloditi che andava “modernizzato”. No ai soldi in cassaforte, si al dinamismo imprenditoriale. Risultati? Liquidazioni e risparmi di una vita gettati nel cesso.

Poi hanno affossato il risparmio immobiliare. Tra IMU, TASI, revisioni obbligatorie, e chi più ne ha più ne metta sta diventando impossibile mantenere una casa di proprietà.

Eh, lo so, sono noioso, mi tocca chiedere ai vecchi e ripetervi le solite cose. Loro mi dicono che queste cose le avevano già viste e, per questo, avevano vergato un apposito articolo Costituzionale:

Art. 47

“La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito…”

Secondo voi lo hanno redatto a caso o perchè sapevano quali erano i vizi di un mondo de-regolamentato?

Lo capite, vero, che la grande finanza vi sta (ri)scrivendo leggi e normative per mettere gli artigli sui risparmi e fare involvere la classe media a una società ottocentesca? Lo capite che non sanno più dove andare a prendere i vostri soldi per sanare le bolle speculative e che tutto questo è scritto nei libri di storia perchè è già successo?

Vi state immaginando il film di voi anziani senza pensione e assistenza sanitaria, costretti a cedere la proprietà della casa a una finanziaria che vi garantirà di continuare a vivere sotto un tetto trasformandovi in affittuari?

Non trovate che tutto ciò sia lievemente anticostituzionale?

un venerdi sera, a parigi

pensavo quante volte sono stato a parigi. pensavo a quanto sia bello ascoltare e condividere musica con qualcuno in un concerto. quanto la musica ha fatto e rappresentato. la lirica italiana: bandiere e testi rivoluzionari contro regimi oppressori,  scritte cantate e rappresentate per il semplice e giusto desiderio di libertà. anche della semplice libertà di pensiero e sua espressione.

contro chi uccide la libertà, pensavo. contro chi cancella la musica e la meravigliosa libertà di ascoltarla e condividerla qualunque essa sia.contro chi distrugge la storia dei monumenti con la barbarie delle esplosioni pensavo. contro chi per sola brama di potere uccide, chiunque esso sia pensavo.

pensavo al momento della consapevolezza di sapere che colei che ami non ce la farà. e pensavo potrebbe essere capitato a chiunque.

No al reddito di cittadinanza

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Il reddito di cittadinanza è qualcosa che dovrebbe farvi inorridire sia che voi siate di destra, sia che siate di sinistra.

Non fatevi ingannare, è un concetto che in realtà piace ai liberisti, anzi: ai libbberisti (che, ovviamente, non sono i liberali!)

Il perché una persona di destra dovrebbe opporsi a una cosa del genere è abbastanza ovvio, per cui non mi dilungo (assistenzialismo, negligenza, ecc.). Immaginate cosa possa diventare nel Belpaese: mi faccio assumere per finta per due giorni dall’amico di mio zio e poi rinnovo l’assegno per un altro annetto. L’apoteosi del tirare a campare.

Allo stesso tempo una persona di sinistra dovrebbe chiedere un’occupazione vera, un LAVORO. Non una paghetta per passare da un lavoretto saltuario all’altro senza mai costruire una professionalità seria e un’esperienza profonda in un certo settore.

Il reddito di cittadinanza serve proprio per creare quella manovalanza sottopagata atta a renderci simili a una specie di sud-est asiatico, dove la grande impresa multinazionale può assumere a basso costo per un breve periodo, e poi lasciare a casa. Piace alla grande distribuzione, piace alle multinazionali.

Significa non crescere mai professionalmente, perché l’azienda non ha convenienza ad investire sulla persona, farle acquisire competenze.

Una persona di sinistra dovrebbe inorridire di fronte al reddito di cittadinanza che ribalta i termini relegando in secondo piano le persone e ponendo in primo piano la speculazione perpretata sulla pelle degli individui. E’ contrario ai valori espressi nella Costituzione, che erano (e sarebbero ancora) il motore di una CRESCITA VERA.

Questo è l’ennesimo capitolo di una certa Sinistra che ha tradito da tempo l’interesse di chi dovrebbe rappresentare, e che è ormai diventata l’interprete migliore della peggiore Destra, quella che derubrichiamo appunto a “liberismo” (non liberalismo)

Per cui, che siate di Destra o che siate di Sinistra è il momento di ritrovarsi attorno ai valori basilari di quella famosa Carta e di quel famoso articolo: L’Italia è una Repubblica fondata sul Lavoro (inteso come piena realizzazione e crescita umana, oltre che professionale)

I padri non lo scrissero a caso, ma proprio perché avevano già vissuto questo tipo situazioni di sfruttamento, di arroganza, di prevaricazione sugli individui da parte degli interessi e della speculazione.

Disoccupati e bamboccioni

43-bFaccio un commento alla serie di storielle metropolitane che girano in questi giorni sui soliti bamboccioni: questa volta pare non avrebbero voglia di andare a lavorare presso qualcuna delle imprese che sta collaborando con l’Esposizione di Milano. Inizialmente lo spunto me lo aveva dato Francesco nella sezione commenti di un suo post, poi ho ricevuto altri input la mattina in ufficio, dove sono saltate fuori le storie più assurde. Ne stanno girando tante più o meno romanzate, per cui astraggo completamente da questa vicenda e faccio solo un paio di considerazioni estemporanee e del tutto generali.

Il livello medio di disoccupazione giovanile nel 2015 si aggira intorno al 43%.

Vi avviso subito. Parlare di bamboccioni = parlare di disoccupazione volontaria = è un problema del disoccupato, cioè un problema principalmente suo.

Rileggete con calma lo schema e le eguaglianze, così tutto diviene più semplice nell’interpretare l’eventuale orientamento (meramente politico) che può assumere la questione. Il nocciolo è tutto qui ed è banale, detto per chiunque si illuda che non esistono più la “destra” e la “sinistra” intese (in questo caso) come l’interesse contrapposto tra chi paga e chi lavora. Piatto e banale.

Dicevo: la mia è una considerazione generale, e prescinde da tutto. A me non interessa questo o quell’articolo di giornale, l’aneddoto o il singolo caso dell’amico di mio cugino che non ha voglia di fare niente, piuttosto che la storia del nipote viziato di zia Gertrude che non ha un’occupazione ma passa la giornata a giocare con lo smartphone da 750 euro.

La statistica e l’aneddotica sono due cose diverse. Mio cugggino non fa statistica.

Io guardo al dato medio nazionale di disoccupazione giovanile: 43%

Converrete con me che parlare di bamboccioni (e quindi porre l’accento sull’aspetto della disoccupazione volontaria) con questo tipo di percentuale è piuttosto ridicolo, a meno che voi non abbiate interesse a distorcere la realtà.

Faccio per dire: se voi foste un industriale intenzionato ad aprire lo stand in una fiera, potreste essere contenti di trovare un bellissimo contesto in cui è possibile pagare un tozzo di pane a quattro fanciulle laureate che parlano 3 lingue, dare la paghetta all’informatico che lavora a 400 euro mese per 12 ore al giorno, avvalervi del carpentiere extracomunitario, eccetera.

Ciò detto, credo che un giovane (ma anche un non-giovane) possa lavorare gratis per un periodo di tempo limitato.

Attenzione, in realtà nessuno lavora gratis nemmeno in questo caso perché ciò equivale a fare esperienza: significa investire su se stessi (imparo a fare l’idraulico, il carpentiere, l’elettricista, l’impiegato, eccetera). Normalmente questa cosa dovrebbe chiamarsi apprendistato o stage, che fa più figo. Non percepisco paga ma assimilo per poter poi rivendere una competenza acquisita.

Fuori da questa ottica dovremmo ricadere nel volontariato.

C’è però un problema: per poter accettare di essere sottopagati bisogna avere una rendita oppure essere mantenuti.

Per quanto tempo un giovane può lavorare gratis o percepire uno stipendio che non gli consenta di vivere? Io direi da un minimo di qualche settimana/mese ad un massimo di 3 anni.

Considerazione finale. Ma è possibile che con il 43% di disoccupazione giovanile dobbiamo ancora nasconderci e non dire che c’è un problema sistemico di grave emergenza nazionale? Stiamo ancora a parlare dei bimbominkia ?

Distorcere o banalizzare in questo modo un problema così grave significa di fatto legittimare l’attuale deflazione e avallare la fuga dei ragazzi all’estero. Significa far scomparire o far morire una società oppure lasciare che pian piano si carichi la molla della violenza.

Poi ok, ripeto: se chi mi legge è quel tipo di industriale che vuole arare il terreno dell’opinione pubblica per far accettare l’idea che lui possa basare la propria impresa sull’opera offerta dagli stagisti perché non è possibile delocalizzare tutto in Bangladesh, oppure chi mi legge è un politico e io debba convincermi che non esista un problema sistemico ma solo qualche ragazzotto un po’ pigro, allora mi taccio.

Le stelle stanno a guardare

bandiera-e-red222bRiassumo due o tre notizie interessanti, per non dimenticare. A futura memoria.

Leggo qui che i tedeschi avrebbero manipolato nientemeno che il Libor, cioè un tasso usato come riferimento per le transazioni interbancarie. E’ una cosa importante perché, per farvi un esempio alla portata, è quello che viene anche utilizzato come base per il calcolo dei tassi di interesse relativi a mutui a tasso variabile, features e altri tipi di contratti.

In tutto questo, pare verranno arrestate 7 (diconsi sette) persone, così ci saremo lavati la coscienza e potremo ricominciare a far festa.

Solo io trovo strano che un intero continente si faccia fregare da 7 persone? Oppure si tratta sempre di trovare il solito capro espiatorio, ossia la vittima sacrificale che paga per tutti ?

E questo, ragazzi, ve lo ricordate? Qui trovate quella bellissima storia dove si vedeva che i soldi pubblici (come non dimenticare le famose manovre lacrime e sangue) sono stati utilizzati per coprire l’esposizione finanziaria delle banche tedesche e francesi.

Pazzesco: poi hanno il coraggio di dire che mancano i soldi per gli ospedali, o per rifare il tetto di una scuola…

E quest’altro, invece? Qui si faceva vedere come gli amici tedeschi (cioè i moralizzatori di turno) non avevano nemmeno firmato la convenzione internazionale delle Nazioni Unite contro la corruzione. Traduzione: per le imprese alemanne corrompere un funzionario di un paese straniero non solo non era reato, ma era anche deducibile dalle tasse.

Capite come funziona? E’ semplice: basta non istituire il reato di corruzione per poter dire che i corrotti sono gli altri. Fico.

Questa è lo scenario europeo e questi sono coloro che dettano l’agenda. Lo capite perché non può funzionare?

Una precisazione: qui non si tratta di essere contro l’Europa, ma contro questa Europa.

Seconda precisazione: questa Europa non è riformabile, perché poggia su regole di convivenza sbagliate.

E’ l’Europa delle banche costruita sul sangue dei propri cittadini, ridotti a vittime di assurdi meccanismi di un mercato “fuori controllo”.

Chi insiste a millantare di voler sbattere i pugni sul tavolo (non ultimi alcuni politici greci, per esempio) o non sa, oppure è un illuso mandato avanti da gente più scaltra per guadagnare tempo. Il tavolo non esiste e nel frattempo le imprese chiudono, la gente muore.

Probabilmente gli italiani (da sempre poco fiduciosi nei confronti delle proprie rappresentanze) sono stati il popolo che più si è illuso di poter demandare ad altri l’amministrazione e le istituzioni, pensando che sopra le Alpi fossero migliori. Un grave errore.